Economia ed Altro
Indice
13. Il PNRR è obsoleto - L'Euro come leva fondamentale
12. Chi consiglia le linee economiche? - Una nuova proposta di stimolo
11. Gi investimenti pubblici sono nella direzione e misura giusta?
10. Incentivare le assunzioni in un periodo di totale incertezza!?? Ecco come
9. La nona sinfonia: la nuova legge bancaria e perché - 14/10/2020
8. Il counter effect del taglio delle imposte in epoca Covid
7. Come affrontare senza ricorso al debito la crisi economica per l'emergenza coronavirus - 18/04/2020
6. Perchè si è sempre ricchi e sempre più poveri?
5. L'epidemia del Coronavirus è un assist macroeconomico per l'Italia!?
4. L'Italia e solo l'Italia dovrebbe essere un Paese Trump-Style? - Le vere cause e la soluzione della crisi economica italiana - June 24th, 2019 -
3. L'eliminazione del contante come soluzione prioritaria!!??
2. Moneta complementare all'Euro: l'ideazione
1. TFR mensile in busta paga: l'origine
13. Il PNRR รจ obsoleto - L'Euro come leva fondamentale
31/05/2022
Ad oggi tutti gli sforzi e le iniziative di politica economica del governo italiano volgono ad assecondare le condizioni dell'Unione Europea necessarie per l'erogazione dei fondi PNRR.
Qualcuno però dovrà domandarsi se gli effetti che si desidera ottenere con l'utilizzo di quei fondi possano essere quelli auspicati e preventivati al momento del suo concepimento visto che la pandemia COVID continua e divampa il conflitto tra Ucraina e Russia; conflitto che sta determinando effetti macroeconomici disastrosi.
Prima di sviluppare le riflessioni in maggiore dettaglio è utile sinteticamente ricordare la composizione del PNRR.
Per chi non lo sapesse Il PNRR si fonda su tre grandi priorità: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale.
Il loro perseguimento si otterrebbe seguendo sei missioni: Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura; Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica; Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile; Istruzione e Ricerca; Inclusione e Coesione; Salute.
In totale le missioni comprendono in totale 16 Componenti.
Per ogni Missione sono indicate le riforme funzionali ad una maggiore efficacia delle azioni da intraprendere.
Detto questo, ricordato che l'obiettivo è il rilancio dell'economia italiana ed europea, visto che tali programmi concernono tutti i Paesi Europei aderenti alla'Unione, e che la guerra in corso con le relative sanzioni ha determinato uno stravolgimento dei fattori da considerare come driver per la crescita economica, ne vien fuori che che il PNRR dovrebbe essere riformulato nella distribuzione degli stanziamenti di fondi verso un maggiore focus sul fattore energetico.
Scritto così non si comprende cosa intendo, motivo per cui una breve sintesi di quanto sta accadendo è necessaria.
Le sanzioni europee verso la Russia a causa dell'invasione dell'Ucraina hanno determinato un'innalzamento dei prezzi del gas e del petrolio di cui la Russia è un grande esportatore sui relativi mercati che si sono trasmessi sugli utenti, sia privati che industriali, in maniera pesante.
Di contro la Russia ha disposto il pagamento in Rubli (valuta russa) delle forniture di gas che ha determinato un aumento del valore del Rublo contro il Dollaro e in particolare dell'Euro.
Di qui la necessità di avere anche un Euro forte per ridurre il prezzo del gas e del petrolio che sarà ancora in ascesa alla luce dell'ulteriore sanzione prevista dalla UE che mira alla riduzione di una percentuale del 20% circa delle importazioni del petrolio dalla Russia; difatti, se la quantità di un prodotto sul mercato diminuisce il relativo prezzo aumenta.
Cosicchè avremo un ulteriore aumento dell'inflazione che per essere contenuta porterà inevitabilmente ad un rialzo dei tassi di interesse con tutto ciò che ne deriverà.
Cosa c'entra quindi la riformulazione del PNRR?
Viene in gioco nel momento in cui l'UE non dispone ulteriore grandi investimenti e relativi finanziamenti sulle fonti di energia rinnovabili.
Occorre quindi investire molto di più su quella "missione" e specifica componente e spostare i fondi già stanziati per altro secondo un modificato ordinato di priorità.
In ogni caso, nuovo piano di finanziamenti o riformulazione (se possibile) del PNRR, quest'ultimo così com'è è insufficiente a rilanciare l'Europa ed è pertanto obsoleto.
Si, è insufficiente perchè le priorità macroeconomiche sono cambiate drasticamente nella direzione dell'energia rinnovabile.
Perchè?
Con l'importazione del gas dalla Russia da ridurre via via è naturale cercare fonti alternative non solo per l'avvicendamento nell'approvvigionamento di energia (ricordiamo che il gas importato viene utilizzato per produrre anche energia elettrica) ma anche per un effetto indiretto di enorme importanza.
Ai fini di questo effetto non varrebbe la ricerca di altri fornitori di gas in luogo della Russia.
Di quale effetto stiamo parlando?
La diminuzione del prezzo del gas ottenibile per due vie.
La prima consiste nella minore richiesta di gas naturale che compenserebbe la limitata offerta dello stesso, ottenendo così una spinta verso il basso dei prezzi.
La seconda via che descriverò è più efficace della prima in termine di tempestività in quanto non occorrerebbe aspettare i tempi tecnici necessari per la progettazione e la realizzazione di grandi impianti di utilizzo di fonti rinnovabili di energia elettrica.
Immaginiamo che la UE annunci un ingente progetto di finanziamento per gli investimenti dei singoli Paesi aderenti in tali fonti di energia.
Quali sarebbero le reazioni dei mercati?
Un grande apprezzamento dell'Euro, che adesso è in sensibile calo, che determinerebbe l'acquisto in Rubli del gas e petrolio Russi più conveniente rispetto al trend in aumento attuale.
Questo inoltre determinrebbe una spinta al contenimento dell'inflazione con i vantaggi conseguenti diretti e indiretti che non sto a spiegare solo per riempire il testo di questo articolo.
In conclusione l'azione coordinata e massicia che abbracci complessivamente la UE e i suoi Paesi nella direzione descritta mitigherebbe di molto una crisi economica non più paventata ma attuale.
Senza una mente strategica l'Europa perderà la partita.
12. Chi consiglia le linee economiche? - Una nuova proposta di stimolo
15/02/2022
In questo periodo, Febbraio 2022, si ha notizia di contrasti sui rinnovi degli incentivi all'edilizia nell'ambito dei pacchetti di stimolo che il governo italiano vuole dare all'economia sempre più distrutta dell'Italia.
Infatti nonostante molti politici, spesso gli stessi promotori delle linee seguite fino ad oggi, decantino una crescita del 2021 rispetto al 2020 positiva, si fa finta (almeno spero per la considerazione di un normale intelletto di chi asserisce ciò) di non tener conto che il confronto è con un anno (il 2020) con un mese di lockdown e che quindi, seguendo un semplicistico criterio matematico, la crescita per essere considerata positiva avrebbe dovuto raggiungere almeno l'8,5% e non il 6,4%, com'è stata ad oggi stimata.
Ad ogni modo si continua a perseguire una linea parzialmente sbagliata ed in ogni caso avulsa dalla situazione e dalle esigenze reali di aziende e consumatori.
Peraltro, i miei dubbi sull'entità degli incentivi all'edilizia residenziale sono stati espressi nell'articolo 11 di questa pagina, che vi invito a leggere.
Spostando l'attenzione su nuove proposte, si fa spazio l'idea di favorire ancor di più in un modo o nell'altro la fabbricazione di autoveicoli elettrici che in un periodo diverso sarebbe un'ottima iniziativa ma in questo momento storico, considerata la naturale rigidità dei prezzi dei beni di qualunque settore merceologico a scendere una volta che sono saliti, di forte aumento del costo dell'energia elettrica (oltre a quello del gas) è un'altra proposta di poco conto.
Difatti, al di là degli obiettivi ambientali stabiliti come criteri per il ricevimento di elargizioni della UE, chi sarebbe quel consumatore in un Paese povero come l'Italia che, visto il prezzo alto di acquisto di una vettura elettrica, il menzionato imponente aumento del suo combustibile (energia elettrica) e i noti problemi nel rifornimento o meglio nella ricarica delle automobili, vorrebbe procedere all'accquisto di una macchina elettrica!?
La risposta è pochi, molto pochi.
Ancora una volta totale avulsione dal comportamento dei soggetti economici della collettività che si governa la cui considerazione invece è il principio base di qualsiasi teoria economica di successo e, per volare basso, di qualsiasi intervento di stimolo dell'economia.
E allora ci si domanda chi sono i consiglieri/consulenti economici del governo? Che livello di competenza, o anche di osservazione, hanno? Fino a che punto si vuole la vera crescita/ripresa del Paese?
Perchè parlo dei consiglieri e non dei ministri competenti?
Non che io sia affetto da una sorta della famigerata sindrome di Stoccolma, che mi porterebbe a giustificare i governanti e in particolare il Ministro dell'Economia e il Presidente del Consiglio, ma è cosa verificata che i "politici" siano distanti dalla conoscenza approfondita dell vita economica di una collettività e che si avvalgano di consulenti che di contro hanno i dati a disposizione che spiegano e servono da base per eventuali loro proposte.
Cosa triste quanto si vuole ma la storia insegna questo.
Detto questo arrivo all'introduzione di una proposta tanto reale quanto semplice che deriva dall'osservazione delle problematiche dell'imprese manifatturiere e commerciali, dai conseguenti disagi dei consumatori e dalla rilevazione dei fattori critici di successo di alcuni marchi vincenti.
Quanti, ad esempio, si sono trovati di fronte a ritardi nelle consegne di ordini già effettuati e pagati che hanno scoraggiato dal ripetere lo stesso acquisto!?
Quanti ancora di fronte ad un tempo previsto di consegna lungo hanno rinunciato allo stesso acquisto del bene!?
Quanti hanno chiesto ed ottenuto il rimborso di un ordine già pagato ma mai arrivato?
Problematiche ricorrenti, diffuse in tutti i settori merceologici e che concernono imprese di tutte le dimensioni e i consumatori finali, eppure nessuno che abbia colto che una possibile soluzione di esse costituirebbe un passo in più importante per la ripresa!!
E' fuor di dubbio che l'impatto negativo della Pandemia Covid sia stato importante ma che la questione sia strutturale è resa evidente dal fatto che chi era logisticamente organizzato in maniera solida ha avuto poche conseguenze negative, anzi ne ha beneficiato.
Di chi sto scrivendo? Beh, la risposta è semplice. Amazon!
Tale azienda è strutturata in maniera tale che il consumatore abbia il suo ordine consegnato in tempi brevi e questo è avvenuto anche in questi tempi "travagliati con il risultato che il cliente ritorna sempre da Amazon per nuovi acquisti.
E allora perchè non agevolare "logisticamente" tutti qui comparti produttivi che non possono transitare esclusivamente da siti generalisti di E-Commerce per ovvie ragioni legate alla natura del prodotto, alle specifiche negoziazioni, alla natura delle parti (azienda con azienda)?
Come?
Incentivare l'acquisto (e in caso anche la costruzione) o anche l'affitto di fabbricati commerciali destinati alla raccolta di prodotti e allo smistamento verso i punti di vendita diretta in modo tale che le imprese possano avere una tempistica di consegna più breve perchè più vicine ai loro consumatori e non avrebbero danni derivanti dalla perdita di clientela, anzi questi incentivi sarebbero un volano per l'incremento delle vendite.
In alcuni casi specifici ci potrebbe volere una modifica della politica di approvviggionamento (con un maggiore livello di scorte e dei nuovi fornitori), e nuovo personale ma sarebbero tutte spese a Valore, cioè produttive, che darebbero la concreta possibilità di non perdere più quanto perso avendo a disposizione pochi punti di raccolta e smistamento prodotti e tra l'altro consentirebbero di ampliare geograficamente i mercati o penetrarli maggiormente.
Insomma un'analisi costi-benefici, in considerazione degli incentivi menzionati (a cui se ne potrebbero aggiungere altri collegati come quelli relativi all'acquisto di veicoli commerciali) si sposterebbe notevolmente dalla parte dei benefici a favore dell'impresa.
Ma non finisce qui!
Anche l'edilizia "commerciale" nel caso di costruzione di tali capannoni verrebbe interessata con la connessa filiera produttiva.
Anche le imprese di logistica, sia di progettazione che di realizzazione, verrebbe interessata.
Anche l'industria di mezzi di handling verrebbe interessata.
Anche l'industria dei veicoli commerciali (grandi e piccoli) verrebbe interessata visto che le aziende si potrebbero dotare di una propria flotta specifica direttamente o anche servirsi delle apposite aziende di trasporto che dovrebbero aumentare la loro flotta e che da par loro aumenterebbero il loro giro di affari.
Infine i consumatori sarebbero maggiormente soddisfatti e non ci sarebbe il rischio di perdere i loro futuri potenziali acquisti.
In due parole: crescita economica.
Per di più, a differenza degli incentivi "statici" all'edilizia residenziale che hanno una fine nella creazione del valore e del reddito nel momento in cui si completa l'opera finanziata, gli stimoli proposti genererebbero un maggiore innalzamento delle opportunità di produzione di ricchezza perchè volte direttamente alla continuità delle attività delle imprese nel tempo.
E allora, premesso che qualsiasi incentivo sarebbe più efficace in un quadro macroeconomico diverso su cui ho argomentato negli articoli precedenti, visto che non mi sembra di avere scoperto la Teoria della Relatività, le domande rimangono sempre la stesse.
Chi sono i consulenti economici del governo?
Qual'è il loro livello di interesse reale per la crescita?
Come vengono selezionati?
Sono liberi da conflitti di interesse?
Che capacità propositiva e di problem solving hanno?
Sanno proporre solo l'ovvio e le vecchie ricette?
Sono solo dei contabili di dati e nient'altro?
Chi li sceglie ha solo necessità di nomi di facciata ma in realtà decide egli stesso le linee economiche in base a personali criteri?
Infine l'asserzione più importante.
Fintanto che il principio del merito nella scelta dei propri consiglieri (come di altro) non verrà adottato, a prescindere da qualsiasi appartenenza politica o storia degli stessi, il Belpaese sarà destinato al "Medioevo" per un lungo periodo anche in considerazione del fatto che viviamo in un'economia globale, veloce e sempre più interconnnesa e che gli altri Paesi non staranno fermi al palo ad aspettare che l'Italia recuperi ma andranno avanti e il gap aumenterà sempre.
11. Gi investimenti pubblici sono nella direzione e misura giusta?
02/01/2022
Questo articolo prende spunto come non mai dall'osservazione della realtà quotidiana e prescinde come avvenuto in articoli precedenti da leggi economiche note che in base a qualche paradigma spiegano il comportamento dei soggetti economici, sia essi individui si essi entità giuridiche.
Alla base di provvedimenti di stimolo dell'economia di una comunità dovrebbe esserci prima di tutto la conoscenza della demografia di essa o di particolari comparti a cui gli incentivi si riferiscono e dei comportamenti prevalenti dei soggeti coinvolti.
Prendiamo l'esempio di quanto sta accadendo da un paio di anni (oggi 1 Gennaio 2022) nel settore dell'edilizia, da sempre è ritenuto un pilastro dell'economia italiana, e delle filiere collegate che non sono poche.
I bonus finanziati dallo Stato nella forma della cessione del credito, sconto in fattura o detrazioni in dichiarazione e che vanno dal 110 % al 50% ( a seconda dei lavori scelti dai condomini o singoli proprietari di immobili civili) hanno raggiunto un uso e diffusione che ha superato ogni forma di aspettativa.
Parte dell'agevolazione viene posta a carico delle casse statali che pagano sotto varie forme agli imprenditori edili l'intero corrispettivo mentre i proprietari (i beneficiari dei lavori) pagano solo una quota minima (generalmente il 10% o 50% o niente se si stratta di ecobonus agevolato al 110%) a seconda appunto del lavoro scelto.
Qualche sedicente economista ha goduto della normale ripresa economica conseguente soprattutto a questi bonus che si è avuto nel 2021, qualcun altro però si è reso conto che i benefici non sono così vasti come dovevano essere, considerata l'entità degli incentivi, e ha suggerito ed "ottenuto, nella proroga degli incentivi fino al 2024 la riduzione della percentuale finanziata (ad esempio per il bonus facciate di passa dal 90% al 60%).
Alcuni inoltre obiettano l'elevato numero di frodi che si sono scoperte da parte dei soggetti coinvolti dal bonus che hanno gonfiato i prezzi in fattura pe farsi rimborsare/finanziare una parte maggiore del dovuto.
Un altro aspetto rilevante di cui non si è tenuto conto nel prevedere questa massiccia forma di agevolazioni al comparto edile è l'inflazione da domanda (oltre a quella conseguente ad altri fattori che si sta registrando worldwide) che si sta avendo sul prezzo dei materiali impiegati che fa sì che un lavoro che ad inizio periodo di bonus veniva "prezzato" in un certo importo dopo un anno viene prezzato almeno un 30% in più, con conseguente maggiore sforzo economico non solo dei condomini/proprietari richiedenti i lavori ma anche per le casse statali.
Da queste considerazioni deriva che la parte che lo Stato dovrà versare e recuperare successivamente con le politiche economiche sarà maggiore e potrà determinerà un aumento dell'imposizione se non vi sarà una adeguata crescita del PIL nella misura sperata conseguente al pacchetto di stimolo imponente che i governanti hanno investito nell'edilizia civile.
Entriamo ancora di più nel nocciolo della trattazione.
Come affermavo prima nelle prime righe di questo articolo, ogni provvedimento economico dovrebbe essere tagliato su misura del comparto a cui si riferisce altrimenti nel medio termine si paga un prezzo alto proprio ai danni dell'economia.
Sarò più specifico.
Tutti noi sappiamo che tanto più alta è la propensione marginale al consumo tanto più i "denari" rivolti ai soggetti beneficiari dei provvedimenti di stimolo ritornano in circolo nell'economia con tanto di effetto a cascata.
Partendo da questo semplice assunto economico e rientrando nello specifico nell'argomento degli stimoli all'edilizia, parte importantissima del meccanismo di ritorno degli stimoli concessi nel circuito economico sono i lavoratori interessati che salirebbero di numero e anche a livello di retribuzione complessiva individuale vedrebbero un aumento.
Ne conseguirebbe, proprio per il discorso relativo all'alta propensione marginale al consumo applicabile perfettamente ai lavoratori edili (non di certo considerati ricchi che hanno una propensione marginale al consumo tale che i loro comportamenti di acquisto sono quasi insensibili a misure di stimolo), che l'effetto desiderato dovrebbe essere un aumento degli acquisti con i benefici per la collettività prima accennati.
Ma siamo proprio sicuri che questo avverrà nella misura sufficiente ad evitare un contributo importante all'aumento dell'imposizione fiscale negli anni successivi?
NO.
La caratteristica demografica del comparto edile è la composizione in grandissima parte di persone di origine extra-Ue che hanno la radicata abitudine di rimettere una parte dei guadagni alle famiglie ancora residenti nei Paesi di origine.
Questo comporta che molto del denaro percepito per i lavori in oggetto e agevolati così massicciamente non torna in circolo nell'economia italiana ma viene dirottato altrove.
Le conseguenze sono quindi facilmente deducibili.
E' una supposizione non provata? Un'argomentazione da bar dello sport? Oppure una riprova della sacrosanta asserzione che alla base di un pacchetto economico di stimolo specifico deve esserci una conoscenza approfondita dei soggetti coinvolti e dei loro comportamenti?
Per rispondere a ciò allego un link che dimostra i dati reali rispetto alle enormi rimesse di denaro fatte dai lavoratori stranieri verso l'estero nel periodo 2005-2015.
Immaginiamo oggi quanto stia defluendo verso l'estero in conseguenza dei bonus "edilizia"!!
Gli immigrati mandano 64 miliardi all’estero (impresalavoro.org)
Da questo la considerazione personale che un'applicazione della regola universale di diversificare maggiormente il portafoglio investimenti sarebbe consigliabile per l'immediato futuro in modo da ridurre il rischio di un beneficio insufficiente o minore rispetto a quanto sperato ottenibile investendo in maniera così prevalente in un settore.
10. Incentivare le assunzioni in un periodo di totale incertezza!?? Ecco come
03/06/2021
Le molteplici richieste di politiche di incentivazione delle assunzioni, per giunta a tempo indeterminato, nel periodo post-covid rischiano di concretizzarsi poco se le imprese italiane non hanno già stabilito di procedere a prescindere, in base a loro specifici piani strategici ed operativi.
Gi stimoli vanno sempre bene ma se non poggiano su ipotesi più o meno fondate di comportamento degli attori e dei meccanismi che stanno alla base di essi, si infrangeranno con un muro che si chiama realtà.
Iniziamo dal ricordare brevemente le assunzioni più semplici e più usate dagli analisti finanziari che portano i manager di un'azienda a fare degli investimenti di qualsiasi natura essi siano, senza entrare nelle nomenclature dei metodi, nei dettagli tecnici e nelle procedure di calcolo, che non sono di certo l'oggetto di questa dissertazione ma che ne rappresentano una premessa.
Quando il quadro futuro è incerto, un investimento viene intrapreso se l'entita' dei benefici prospettici è quella desiderata e se la probabilità media che essi si realizzino in quella misura è piuttosto alta.
Per dare un quadro un poco più indicativo accenniamo ad una tecnica molto comunemente usata che è quella che si concentra sui flussi di cassa attesi del progetto d'investimento.
I punti focali sono i seguenti:
1) Flussi di cassa complessivi positivi (e generalmente anche di una certa entità) che scaturirebbero dal progetto e relativi alla durata dello stesso a cui l'investimento si riferisce.
2) Probabilità che tale evento (cioè la positività dei flussi di cassa complessivi e in quella entità) sia alta.
Oggi in molti mercati di prodotti e servizi vi è una seria difficoltà di prevedere l'entità di dei flussi di cassa inerenti ad un investimento, sia per eccessiva dinamicità e volatilità degli stessi mercati, che tra le altre cose hanno barriere all'entrata di nuovi concorrenti quasi inesistenti nel contesto economico globale di oggi, sia per la difficoltà di assegnare una qualsiasi probabilità a ciascuno scenario futuro vista la crisi post-covid che aggiunge a una situazione preesistente già precaria un quadro di assoluta incertezza.
Cionondimeno, l'aspetto reddituale è sempre visto con molta attenzione, in particolare si guarda l'impatto del nuovo investimento a livello di intera azienda o anche su singole Business Unit.
Ad esempio il ROI (Return on Investment) e le sue conseguenti variazioni sono ancor di più un importante elemento decisionale nella pratica aziendale quando rappresentano un riferimento di valutazione delle performance dei manager e quindi presupposto della parte variabile della loro retribuzione.
Su questo ci torneremo a breve per introdurre la proposta oggetto di questo scritto.
Di fronte al quadro di incertezza sopra accennato anche l'imprenditore meno risk-adverse si guarderebbe dal sostenere qualsiasi costo legato all'assunzione di nuove risorse, tanto più se per un tempo indeterminato e quindi avente i requisiti di un vero e proprio investimento.
Qualunque sgravio concesso, ad esempio, dei contributi previdenziali a carico dell'impresa, sarebbe quasi completamente inefficace, specie in certi mercati, di fronte al rischio di accollarsi un costo senza che ci sia una sufficiente probabilità di una successiva "entrata" che lo copra.
Tra l'altro, detto ciò, qualsiasi agevolazione concessa anche con il bene placet degli imprenditori molte volte non tiene conto della scala gerarchica interna a ciascuna azienda che viene interessata quando si inizia una procedura di assunzione e di alcune delle "molle" che assumono rilievo a tal proposito.
Qualsiasi input realistico segue un percorso bottom-up (dal basso verso l'alto) nel senso che sono i manager di singole unità di business (intendendo dipartimenti o singoli centri di responsabilità), per conseguire determinati obiettivi ben "quantificati" e giustificati, a chiedere più risorse umane da coordinare.
A fronte di ciò, un altro elemento ben rilevante, come avviene per qualsiasi altro fattore produttivo, entra in gioco.
Si tratta del raggiungimento degli obiettivi di Business Unit nella massima economicità in caso di valutazione delle performance delle stesse unità di business e dei rispettivi manager in base ad indicatori economico-finanziari relativi, che sono la base dei bonus che verrebbero erogati.
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Avendo detto ciò, emerge vistosamente come nell'elaborare politiche governative che stimolino concretamente l'occupazione non si può prescindere, oltre che dalla reale situazione prospettica che viene percepita dalle imprese, anche dai meccanismi decisionali interni alle stesse organizzazioni.
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Quale soluzione concreta potrebbe esserci per rendere realmente incentivanti gli sgravi contributivi o qualsiasi altra "spinta" alle assunzioni a tempo indeterminato da parte delle aziende?
Ho individuato un meccanismo che se applicato ad un solo "livello" porterebbe le aziende ad azzerare o quasi il rischio dell'incertezza degli scenari futuri nell'assumere nuovo personale e che se applicato anche ad un altro "livello" stimolerebbe le assunzioni "a valore", intendendo per esse quelle rivolte alle risorse umane di qualità che, a prescindere dalla mansione, sono in grado di generare reddito o comunque vantaggio competitivo per l'impresa stessa.
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Se si desidera saperne di più o avere l'intero articolo, ecco i riferimenti:
Carlo Attademo
came71@libero.it; caronly@libero.it
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