Economia ed Altro
Indice
9. La nona sinfonia: la nuova legge bancaria e perché - 14/10/2020
8. Il counter effect del taglio delle imposte in epoca Covid
7. Come affrontare senza ricorso al debito la crisi economica per l'emergenza coronavirus - 18/04/2020
6. Perchè si è sempre ricchi e sempre più poveri?
5. L'epidemia del Coronavirus è un assist macroeconomico per l'Italia!?
4. L'Italia e solo l'Italia dovrebbe essere un Paese Trump-Style? - Le vere cause e la soluzione della crisi economica italiana - June 24th, 2019 -
3. L'eliminazione del contante come soluzione prioritaria!!??
2. Moneta complementare all'Euro: l'ideazione
1. TFR mensile in busta paga: l'origine
9. La nona sinfonia: la nuova legge bancaria e perché - 14/10/2020
La crisi dell’Economia mondiale, aggravata drasticamente dalla pandemia del Covid19, ha messo alla prova i governi di diversi Paesi insieme alle istituzioni monetarie nazionali e sovranazionali, indotti ad immettere quantitativi di liquidità enormi per “sussidiare” un numero notevole di soggetti, sia individuali che collettivi, costretti a soste prolungate per i lockdown delle attività economiche posti in atto per motivi di tutela della salute pubblica.
La fonte di questa enorme liquidità è stata ed è ad oggi prevalentemente il ricorso massiccio al debito pubblico in forma assoluta o mista (nel caso del Recovery Fund elaborato dal Consiglio Europeo della UE).
In particolare in Italia prima o poi (più prima che poi) il costo del debito pubblico sarà insormontabile visto che le entrate statali da prelievo fiscale saranno minime a causa del livello minimo di PIL che si sta registrando e si registrerà e vista la non buona situazione economica di partenza Pre-Covid.
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E’ inevitabile, soprattutto in caso di ulteriori ondate della pandemia del Covid19 (già in atto alla data del 14 Ottobre 2020) che alimenteranno la necessità di “sussidiare” ancor di più. Tutto ciò provocherà una sorta di spirale senza fine con effetti drammatici.
Ci sarà presto la tentazione concreta (più che in passato) di stabilire un prelievo fiscale sui conti correnti, quantomeno i più sostanziosi.
Da qui deriva l’urgenza di scelte strutturali che proteggano l’economia e rendano di conseguenza meno imponente il ricorso al debito.
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Le soluzioni a mio pare consistono in una serie di misure, alcune con effetto già nel breve termine come quelle trattate in precedenti articoli a pagina “Economia ed altro” del sito http://www.thestrategiccontroller.com (tra cui, e non solo, il ricorso all’emissione di una seconda moneta complementare all’Euro), e nel ricorso a qualcosa che è già accaduto in passato di fronte a crisi di grande portata o comunque a giri di boa epocali e che produrrebbe effetti importantissimi nel lungo termine.
Ci si augura che il ricorso a tali figure sia il più “profondo” possibile onde evitare dei semplici accenni a misure che se non “complete” potrebbero essere solo inefficaci.
Quali sarebbero questi provvedimenti strutturali con effetti nel lungo termine?
In primis la rideterminazione del sistema bancario tramite apposita legislazione per la riduzione del ricorso al debito.
Che attinenza ha una nuova legiferazione sulle banche con il debito pubblico?
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L'intero articolo è online a pagina Shop
http://www.thestrategiccontroller.com/1/shop_4484367.html
8. Il counter effect del taglio delle imposte in epoca Covid
23/07/2020
Qualsiasi stimolo economico che voglia incidere sul comportamento e sulle abitudini/preferenze di acquisto degli individui non può prescindere dalla situazione contingente in un dato momento che va ad incidere sulle scelte personali.
Non sempre gli stessi stimoli hanno lo stesso effetto in tempi ed epoche diverse, per cui una politica dei redditi ad esempio volta ad ottenere in maniera indiretta uno stimolo alla domanda di beni e servizi, può sortire effetti diversi da quelli cercati se si prescinde dalla psicologia degli individui.
Quest'ultima è legata alla percezione in un dato "momento" di uno stato di cose che naturalmente può divergere da quella in un altro "momento" e che impatta il modo e la misura in cui si avverte un bisogno.
Gli interventi dei governi non tengono conto di ciò moltissime volte, ritenendo che i soggetti destinatari delle misure siano sprovvisti di un certo grado di razionalità e quindi di capacità di discernimento.
Ecco perchè le misure intese ad ottenere certi obiettivi nella realtà hanno effetti diversi da quelli attesi.
Per farla breve, gli economisti/consiglieri di ogni organo economico pubblico competente e con un certo grado di potere direzionale devono essere buoni psicologi e sapere leggere, anche prevedere, il comportamento della collettività, categoria o anche individui a cui si indirizzano certe misure in funzione del tempo in cui ci si muove.
Questa necessità è tanto più forte quanto più eccezionale il momento storico entro cui si sta agendo.
Quanto detto non è una novità nel modo più assoluto ma questo tema viene affrontato adesso perchè in Italia ci si sta avviando ad un programma importante di riduzione dell'IRPEF che potrebbe risultare vano.
Quali sono i motivi di questo "pessimismo"?
Il particolare momento storico che vede la pandemia del Covid19 incidere non poco sulla percezione di certi bisogni da parte degli individui e di conseguenza sull loro comportamento d'acquisto.
Questo impatto è maggiore nelle classi medie, intendendo per esse quelle i cui componenti non sono benestanti nel senso letterale della parole ma che non hanno grandi difficoltà a sostenere il carico di spese e "tasse".
Individuarle secondo un indice particolare non è di agevole determinazione in considerazione di molteplici fattori, non da ultimo la collocazione geografica, e tra l'altro non è compito della scrivente che vuole esporre il principio lasciando ai tecnici interessati il tentativo di "confinare" questa categoria.
Passiamo all'esposizione del ragionamento.
In altri contesti storici di non eccezionalità e con prospettive future non così volatili come quelle del contesto odierno un aumento del reddito disponibile per le classi medie si sarebbe tradotto in buona parte in un aumento degli acquisti del singolo e/o del nucleo familiare collegato, avendo di conseguenza un moltiplicatore monetario, per ogni unità di euro aggiuntiva resa disponibile, importante.
Questo si tradurrebbe in un beneficio a cascata per l'economia della collettività interessata, nonchè per le casse dello Stato che vedrebbe aumentate le sue entrate fiscali.
Veniamo ad oggi.
La prospettiva di un ritorno della pandemia e la paura che ingenera per quello che comporta (lockdown e timore di perdita del lavoro, spese mediche eventualmente necessarie, nuove tasse per affrontare l'emergenza sanitaria, ecc...) spingono chi ha un reddito sufficiente ad astenersi da quelle che gli appaiono al momento spese non necessarie.
Questo comporta un effetto diverso da quello desiderato con una riduzione delle imposte, cioè a dire l'aumento in una certa misura della domanda dei beni con i consueti benefici a cascata per l'economia della collettività interessata non si avrebbe (a meno che l'entità dell'agevolazione non sia "consistente").
La contrazione agirebbe per due vie.
La prima diretta, nel senso che il maggior reddito immediatamento disponibile o in busta paga o per minori imposte versate conseguenti entrambi alle minori aliquote e/o maggiori detrazioni non verrebbe speso nella misura sperata.
La seconda indiretta, consistente nel fatto che gli esercenti una qualsiasi attività imprenditoriale rientranti nella classe "media" di reddito, a cui perviene una quota leggermente maggiore di ricavi come conseguenza del lieve aumento dei consumi di beni e servizi per riduzione delle imposte ai "clienti", tratterebbero in buona parte i "lievemente" maggiori introiti senza metterle a loro volta in circolazione e riducendo così l'entita del famigerato moltiplicatore monetario.
Addirittura vi sarebbe un aumento dei risparmi privati nella forma dei depositi babìncari e postali, il che potrebbe tentare nel futuro, in seguito al mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati i governanti ad imporre un prelievo dai conti correnti di una certa giacenza media.
Cosa fare allora in epoca Covid per sostenere la domanda di beni e servizi?
Occorre concentrarsi su chi non ha lavoro o chi l'ha perso, sostenendo ancor di più il finanziamento degli ammortizzatori sociali e sussidiando chi non ha lavoro maggiormente, sia allargando al platea che l'ammontare del sussidio, e riducendo le imposte solo ai redditi bassi.
Questo consentirà di tenere un certo livello dei consumi in un'epoca dove chi ha un buon potere d'acquisto non lo modificherà (diversamente da altri momenti) e chi ne ha poco di contro lo userà notevolmente (come sempre).
Ergo, le riduzioni delle imposte ai ceti medi in questo momento storico sono poco efficaci per aumentare in primis i consumi e rappresentano impiego di risorse con scarso valore aggiunto.
Risorse che dovrebbero essere investite in altre direzioni.
7. Come affrontare senza ricorso al debito la crisi economica per l'emergenza CO
COME AFFRONTARE SENZA RICORSO AL DEBITO LA CRISI ECONOMICA PER L’EMERGENZA CORONAVIRUS
18/04/2020
online a pagina SHOP
6. Perchè si è sempre ricchi e sempre più poveri?
19/02/2020
Quante volte abbiamo sentito negli ultimi anni che il divario tra le classi agiate e quelle povere è sempre più grande, in termini di reddito percepito e di "ricchezza" posseduta!!??
In Italia secondo le più aggiornate rilevazioni circa il 20% della popolazione con i redditi più alti guadagna sei volte di più di coloro che sono nella fascia povera.
È la più ampia differenza registrata in Europa!
Sembra strano questo dato italiano proprio in un'epoca in cui la bella Italia è ultima come previsione di crescita nella zona Euro per gli anni a venire e tra gli ultimissimi posti cone crescita effettiva negli utlimi anni.
Voglio dire se un Paese va male, dovrebbe andare male per tutti anche per i ricchi!!
E allora come mai avviene questo strano fenomeno?
Avete mai sentito una spiegazione plausibile o convincente delle cause?
Io no, solo una lettura dei dati e qualche progetto di redistribuzione dei redditi tramite prevalentemente la fiscalità.
Bene, io credo di avercene una!
Si una, non l'unica perchè sarebbe presuntuoso ma sicuramente è molto importante.
Per spiegarla e renderla persuasiva vi illustro un processo in atto da qualche anno e diventato sempre più consistente.
Nei mercati Europei sono entrate negli ultimi anni dall'esterno (principalmente da Paesi Asiatici) grandi quantità di prodotti di diversi settori merceologici a basso costo che hanno catturato subito una buona quota di mercato.
Inizialmente considerati di media/scarsa qualità e via via "migliorate".
I costi di produzione sostenuti da chi li fa sono bassi e per tanti motivi: basso costo della vita nei luoghi di provenienza, assenza di normative di sicurezza sul lavoro, di regolamentazione in senso ampio la cui osservanza richiede il sostenimento di altrettanti costi, economie oggettive di scala (in Italia non altrettanto perseguibili per la preponderanza delle piccole e medie imprese nella struttura industriale), ecc., ecc..
In sintesi il costo di questi prodotti è impareggiabile per i Paesi Europei e in particolare per l'Italia.
Questo flusso di prodotti si è amplificato con una globalizzazione sempre pià forte e l'ausilio determinante di Internet per l'acquisto diretto di essi.
Cosa succede quindi e che attinenza ha con il nostro discorso?
Le imprese italiane hanno avuto e hanno grosse difficoltà a "piazzare" i loro prodotti vista la competizione serrata dei prodotti Asiatici e via via sono entrate in crisi (quante imprese sono fallite negli ultimi anni!!?)
Di conseguenza moltissimi piccoli e medi imprenditori hanno chiuso bottega (nella migliore delle ipotesi sono stati acquisiti da gruppi più grandi) e i rispettivi dipendenti hanno perso il loro posto di lavoro e mai più ricollocati (quantomeno alle stesse condizioni salariali di prima).
Non solo, questa situazione di minore reddito disponibile ha generato ancora maggiore domanda per i prodotti a basso costo provenienti dalle zone Extra UE con un nuova spirale di crisi delle imprese e dei rispettivi lavoratori dipendenti.
Considerate questi effetti per un 10 - 15 anni e capirete che tale effetto a spirale ha avuto conseguenze irreparabili, con un aumento della povertà (in numero e in termini di reddito/ricchezza posseduta) notevole e che senza provvedimenti macroeconomici shock ed eclatanti non è contrastabile.
Questo spiega la parte bassa del quadro ma i ricchi come mai sono diventati sempre più ricchi o quantomeno sono sempre quasi allo stesso livello?
Immaginate di essere un imprenditore benestante che può rientrare nella categoria dei ricchi.
Immaginate che ad un certo punto i profiti della vostra attività subiscano un periodo prolungato di calo e che capiate che il trend è quello se non apportate modifiche alla vostra strategia.
Infatti state subendo la concorrenza di prodotti stranieri che invadono il "vostro" mercato a prezzi che voi non potete praticare alla vostra clientela.
Visto che operate in un mercato in cui l'alta qualità dei prodotti non è il fattore discriminante di successo (la maggior parte delle imprese non opera nel lusso o in altri settori che sono definiti di nicchia) e la vostra clientela non è insensibile al prezzo, avete un'unica strada: spostare i vostri stabilimenti produttivi all'estero, in quegli stessi Paesi dove sono "impiantati" i vostri concorrenti e sostenere costi più bassi.
Cosi facendo, il lavoro dipendente in Italia non vi serve più e vi rivolgete ai residenti del nuovo Paese.
I prodotti adesso vengono venduti in tutti i mercati in cui operate (compresa l'Italia) tramite i vostri canali commerciali ad un prezzo più basso a sostenibile dalla clientela che adesso ha un reddito disponibile minore e che vede "di buon grado" i vostri prodotti.
Qiuesto ragionamento vale anche per le startup che avviano direttamente le loro attività produttive in Cina o simili.
In sintesi, i redditi di lavoro dipendenti scompaiono e i redditi di impresa di molti (per coloro che hanno o hanno avuto la forza e possibilità di delocalizzare) sono più alti di prima o comunque in linea bene o male con il passato.
IL DIVARIO TRA RICCHI E POVERI QUINDI DIVENTA CRESCENTE!!
A mio parere tale divario aumenterà se non si porranno delle barriere "intelligenti e strategiche" ad un flusso immenso di prodotti e componenti che hanno nella "leadership di prezzo" il loro fattore critico di successo da Paesi che per varie ragioni non possono essere contrastati con normali misure.
Politiche redistribuitive dei redditi avranno effetti limitati e addirittura potrebbero, se non ben studiate, causare una fuga dei capitali.
Occorre coraggio da parte di chi "indirizza" le politiche economiche" e non abbandonarsi al luogo comune che la globalizzazione è un fenomeno da prendere in tutto e per tutto, accettandola nella sua interezza passivamente.
Altre misure naturalmente sono auspicabili per risollevare le sorti complessive dell'economia nostrana e sono contenute nell'articolo n. 4 di questa pagina.
Carlo Attademo